L'ALTARE DEL PASSATO
malinconicamente, e il bianco degli occhi, il bianco dei denti balenava in un tremolìo di perla. - Quella donna mi guarda, quella donna è mia! Oh! grande
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! Raramente ho incontrato in seguito nella vita una donna perfida come quel piccolo mostro. Ah! quelle gite in Val Salice, quella vettura che ci portava
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or sono - ne avevo otto - ed ero coetaneo di Vittorino, il nipote del conte; facevo con lui la terza elementare in quella triste scuola dei Padri
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giardino in certe sere d'estate, seduta accanto a mia madre che a me sembrava divinamente giovane, quasi una bimba minuscola accanto a quella donna
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sorriso beato dolente ricordavano la divina testa di un martire tronca e deposta sopra un corpo non suo, condannata per castigo su quella doppia
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Castello di Rivoli? Questa, peggio ancora, in faccia alla Duchessa, alla Corte intera, quasi a sfidare la tolleranza di tutte noi. Non ebbe, quella
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e di pretesa cittadina, con quella Piazza d'Armi dove un giorno rombavano i mortai di Madama Reale e quella Chiesa barocca dell'Alfieri e le due
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Monferrato un corpo di fabbrica fiancheggiato da torri. Altra trasformazione importante fu quella compiuta al tempo di Carlo Emanuele II, che mutò
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s'alza, si volge alle donne con un sorriso ed un sospiro, accennando al pendolo e a me: - Ah, che balengo! Esulto. Ho sentito in quella contumelia il
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Guinea: un capitale! E gli astucci e i barattoli degli insetti rari, tutto il bottino di un anno di fatica e di esilio: perduto! Ah! quella stazione di
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di quella vita. "Contessa Costanza Zeni": lesse sulla fascia d'una rivista abbandonata sul marmo, e decise di non parlare se la signora non parlava. La
Accademia della crusca
